domenica 28 febbraio 2010

Non del tutto ma ha ragione

Io e voi che leggete, poveri stronzi, di nuovo fottuti dal Potere.

Dio mio, il Potere ci ha fottuti di nuovo, poveri stronzi che siamo tutti noi scribacchini dall’Antiqualcosa, e tutti voi tossicomani della Rete. Poveri, poveri gonzi, la pena che facciamo è straziante. Ditemi, dove risiede la stanza dei bottoni di questo meraviglioso web? Sta in America, fra le mura dell’ICANN, per fare un esempio, ma sta lì, nelle corporate rooms di quel Paese, proprio quello, chiaro? E allora, allora, ma vi sembrava possibile che sta gente ci regalasse una macchina da guerra immane con cui fargli un mazzo così? Ma vi sembrava possibile che se ne stessero inerti a guardare mentre le ‘belle anime’ del pianeta si armavano di blog, news networks, social networks, siti, forum, video, piazze virtuali, per spaccargli la schiena? Peter Sutherland, Leon Brittan, George Shultz, Lloyd Blankfein, Pascal Lamy, Mario Draghi… i padroni del mondo, gente così secondo voi è idiota? Stanno tremando di paura, secondo voi, ogni volta che cliccano su Democracy Now, su Znet, o su Grilloblog? Oppure se ne stanno rilassati nelle loro suites di Londra, Roma, Parigi e Manhattan? La seconda. Ecco perché, e vien da piangere.
La Rete esiste in media nelle nostre case dalla metà degli anni novanta, oggi siamo nel 2010. Diciamo quindici anni. Prendiamo i quindici anni prima dell’arrivo del web, 1980-1995. I mezzi di comunicazione e di organizzazione civica fra cittadini attivi di quell’epoca erano l’equivalente del biroccio col mulo a confronto di ciò che la Rete ci ha reso disponibile, cioè lo Space Shuttle. Il paragone calza, anzi, forse è anche inadeguato. Meglio la cerbottana a confronto con la portaerei USS Enterprise. Se io munisco un uomo di cerbottana per difendersi dal suo nemico, mi aspetto una lotta. Se gli fornisco una portaerei nucleare e aerei supersonici mi aspetto un altro tipo di lotta, oserei dire più efficace, cioè un altro risultato, ben altro. E cosa abbiamo fatto noi con i nostri ordigni al plutonio nuovi di zecca? Sapete qual è la risposta? E’ che ne abbiamo fatto un videogioco planetario, e gli stiamo davanti istupiditi, drogati, nevrotizzati, ma anche compiaciuti nel più straziante autoinganno globale della Storia. Non abbiamo fatto esplodere una singola bomba, il nemico è illeso, anzi, rafforzato, con forse l’unica preoccupazione quella di pulirsi dal fondo dei pantaloni la polvere dei petardini che ogni tanto la nostra portaerei gli butta fra i piedi. Questa è la realtà, Dio mio. Come abbiamo fatto a ridurci così?
Di nuovo una risposta: è stato possibile perché, come vado denunciando da anni, la massa delle ‘belle anime’ occidentali si ostina a non voler capire cosa sia il Potere, o meglio, si ostina a non voler vedere l’entità della scaltrezza del Potere. Se solo qualcuno di noi si fosse arrestato di fronte al primo click in rete quindici anni fa e si fosse fatto le domande che ho scritto sopra, se ci fossimo subito chiesti “Alt, calma, che è sta roba che ci hanno scodellato, alt, cosa sta cucinando il Potere qui?”, forse non saremmo a sto miserabile punto. Perché era evidente, Cristo, che se ci davano la Rete era perché loro sapevano benissimo cosa la Rete ci avrebbe fatto, lo sapevano con serena precisione, ci avevano pensato a lungo, si erano confrontati, e la loro conclusione era che ne avremmo fatto questo videogioco da videodipendenti all’ultimo stadio, e cioè, udite, l’ennesimo prodotto di consumo compulsivo della loro Esistenza Commerciale e Cultura della Visibilità, cioè di nuovo un ulteriore passo verso l’abisso della paralisi civica. Esattamente ciò che loro vogliono ci accada. Ed è accaduto, siamo sempre più inerti, noi, manica di deficienti convinti di essere in lotta ogni mattina quando clicchiamo in questo web che figlia informazioni a ritmo frenetico come un colossale brodo batterico fuori controllo. In lotta noi, ingozzati d’informazione oggi a un ritmo così stordente che neppure il tetro immaginario di George Orwell l’avrebbe potuto concepire come macchina di annullamento civile. Lotta? Ma dove? Ma i risultati li vedete? Lo ripeto, abbiamo in mano una portaerei nucleare quando solo pochi anni fa avevamo le cerbottane, e cosa è cambiato?
Gli uomini e le donne delle cerbottane vissero in un mondo manifestamente imperfetto, ma date un’occhiata: nell’Italia dei mezzi d’informazione collosi, pochi, e blindati dalla Democrazia Cristiana-Vaticano costoro furono capaci di ribaltare la Storia del Paese con divorzio e aborto, difeso quest’ultimo poi nel 1981 con un referendum da record (67%), in un’affermazione di volontà civica unica al mondo in questo ambito. Le donne italiane nell’era in cui i computer erano scatole di dimensioni industriali seppero prendere il maschio latino per le orecchie e ficcargli la testa nei pannolini puzzolenti dei figli, le braccia sui manici del passeggino, e si ritagliarono una larga fetta di dignità in un mondo tutto di pantaloni. Non la perfezione, ma un salto in avanti storico. E, sempre senza Internet col suo immane seguito di starnazzamenti, gli operai italiani soffocarono il terrorismo rosso dopo l’assassino di Guido Rossa nel gennaio del 1979, di nuovo una dimostrazione di forza civica ammirevole se si considerano le tremende condizioni lavorative operaie di allora, sulle quali la tentazione di scadere nella violenza poteva avere una facile presa. I magistrati dell’Italia di Fantozzi presero di petto gli scandali petroliferi, quelli dei colossi imprenditoriali di Stato (IRI), scoperchiarono la P2, e poi ci fu Tangentopoli, altro capitolo storico senza precedenti forse in tutto l’Occidente che trovò impeto senza blog, V-day, senza i ‘paladini’ e i loro diecimila libri e video. Un capitolo questo che di nuovo fu difeso dall’Italia dei rudimentali fax nell’estate del 1994 (decreto Biondi salva ladri) con una quasi insurrezione popolare (mai più vista da allora così veemente). In quello stesso anno la tenacia decennale di un popolo in stracci e costretto alla schiavitù, unitamente al lavoro di migliaia di attivisti europei armati di telefoni se andava bene, sconfisse l’Apartheid in Sudafrica. Poco prima era crollato il muro di Berlino, portando fra le altre cose all’unificazione della Germania, dove io ricordo l’esistenza di vibranti forze civiche anti imperialiste e anti nucleari di cui ora, col nostro stupefacente web, non si trova più traccia. E al nucleare, l’Italia del TG1, TG2 e TG3 seppe nel 1987 porre un freno netto, in un referendum che toccò punte dell’80% di cittadini contrari all’atomo, che oggi invece rialza la testa nell’indifferenza quasi generale. Gli anni delle cerbottane, dal 1980 in poi, videro anche l’esplosione della consapevolezza ambientale grazie a Greenpeace, e il crollo di dittature fra le più atroci della Storia moderna, in America Latina; lì lottarono per sbarazzarsi non dico di un Berlusconi, o della Camorra, ma di un impero neonazista finanziato e armato dalla più grande potenza mondiale, delle sua infinite camere di tortura e dei campi di concentramento. Lottarono morendo a decine di migliaia in condizioni disumane, e nessuno di loro mai cliccò un mouse, non c’era Facebook. Nel 1984, con una telecamera e un aereo bimotore, un singolo reporter, Mohamed Amin, portò sugli schermi del mondo la tragedia della fame in Etiopia, salvò milioni, l’ondata di indignazione mondiale costrinse i Paesi ricchi a mettere in agenda la fame dei poveri per la prima volta. Amin morì prima ancora che nascessero i blog. E così fu, in una lunga scia di vittorie contro la barbarie nell’era delle cerbottane.
Poi arriva la Rete, ohhhhh! Tutto quanto sopra viene in teoria potenziato nelle stesse proporzioni in cui lo Tzunami potenzierebbe l’ondina della risacca serale. I cittadini attivi del pianeta, i combattenti per la giustizia, scendono dal mulo e salgono sull’Eurostar, gettano la fionda e imbracciano i missili Cruise. E allora tutti con lo sguardo proteso in avanti in trepidante attesa di un’imponente rimonta, di un mondo migliore.
Negli anni che vanno dal 1995 a oggi la povertà nel Sud del mondo è salita a 2,7 miliardi di esseri umani, di cui un miliardo sopravvive con 1 dollaro al giorno rispetto agli 800 milioni di dieci anni fa (+200 milioni). La crisi finanziaria dell’anno scorso ne ha aggiunti 53 milioni, che rischiano la soglia della povertà. Negli Stati Uniti di oggi quasi 50 milioni di persone soffrono la fame, cioè non possono nutrirsi più di una volta al giorno; in Italia adesso il 17% delle famiglie è in grave difficoltà, rispetto al 10% ‘tradizionale’, l’11,2% non arriva a pagare le spese mediche, infatti un italiano su 5 non fa visite specialistiche per povertà. Oggi un 10% di italiani ricchi possiede la metà di tutta la ricchezza, un aumento di concentrazione notevole secondo la Banca d’Italia. E mentre la crisi alimentare sta uccidendo nel mondo numeri senza precedenti, i 12 miliardi di dollari promessi all'inizio del 2009 dai potenti per sradicare la fame (Millennium Development Goal) non si sono materializzati, mentre per salvare le banche ne sono stati spesi dai cinquemila agli undicimila di miliardi di dollari, secondo le stime. Ma cliccando sui mouse della nostra nuova macchina da guerra abbiamo eletto Obama!, certo. Cioè sfruttando la coglionaggine di milioni di attivisti di tastiera si è permesso a un truffatore guerrafondaio, omertoso protettore della CIA, filo sionista di ferro, baciapile dei banchieri che oggi ha il gradimento più basso nella storia delle presidenze USA dai tempi di Dwight Eisenhower, di occupare il posto di uomo più potente del mondo. Che risultato! Navigando con la nostra portaerei le portentose onde dei blog d’informazione, contro-informazione e contro-contro-informazione a suon di decine di milioni di articoli e video ci siamo fatti scappare dai buchi del radar circa 68 guerre, di cui due, Iraq e Afghanistan, nonostante abbiamo ricevuto la più ampia esposizione mediatica della Storia umana. Ah, scordavo, ci è scappato nell’era della trincea di tastiera anche il ritorno in grande stile della tortura, dibattuta tranquillamente sui banchi parlamentari figli di Cesare Beccaria, povero Cesare. La spesa militare globale del 2008, secondo SIPRI, è stata di 1.464 miliardi di dollari, con un aumento del 45% rispetto a dieci anni prima, altra risonante vittoria dei pc internettiani. Nell’era del web assieme all’onanismo dei social networks è esploso anche il nuovo Panic Marketing, quello della mucca pazza, di Ebola, della Sars, dell’Aviaria, della Suina, quello che ha il doppio scopo di distrarci in massa dalle questioni concrete e di alleggerirci il portafoglio, e lo sapete, vero, che a proposito di questo noi italiani siamo adesso in passivo per 184 milioni di euro cacciati nel pattume della Suina? E mentre noi cittadini cybercombattenti civici facciamo le ore piccole per non perderci la denuncia numero 430.871 del paladino numero 346 sul blog 5.329 dove sono postati i commenti numero 3.786.987.760, capita che i diritti dei lavoratori si siano estinti… ci siamo distratti un attimo e puff, non ci sono più. Oggi il 52% degli elettori di Berlusconi, di Berlusconi!, approva le occupazioni delle fabbriche da parte di operai disperati; i due terzi dei leghisti approva la mobilitazione della CGIL, e l’80% degli italiani sostiene i picchetti davanti alle fabbriche. Significa forse che un’ondata di sinistra sta spazzando l’Italia? No, significa che un’ondata di disperazione senza precedenti sta spazzando elettori a 360 gradi trascinati mai come oggi di fronte al crollo del bene essenziale del lavoro. Un milione e seicentocinquantamila lavoratori italiani se perdessero il lavoro non avrebbero neppure un euro dallo Stato. Il 61% di tutto il lavoro precario italiano è giustificato unicamente dalla “tendenza a ridurre il costo del lavoro e il costo-opportunità legato alla possibilità di licenziare”. Ma non eravamo noi, i cittadini attivi, che armati di webpower dovevamo migliorare la Storia? Perché sta tutto peggiorando nonostante il tripudio di megawatt di potere informativo e formativo della Rete? Quando il pool di Mani Pulite spedì in pensione (più che in galera) la classe politica della prima Repubblica non c’erano Grillo, Travaglio e i loro seguiti immani in Rete. Oggi ci sono, ma a detta dello stesso autorevole Travaglio le cose in quanto a mazzette sono molto peggio di prima (si legga il suo Mani Sporche). Silvio Berlusconi ha vinto quattro mandati, nonostante il Vajont di sputtanate che la Rete gli ha riversato addosso, la sinistra sta al British Museum accanto alla stele di Rosetta. Le Mafie aumentano gli introiti ogni anno, oggi sono a circa 91 miliardi di euro di bottino. L’Europa ci toglie le costituzioni nazionali e la sovranità col Trattato di Lisbona, che di nuovo è filtrato indenne attraverso la nostra possente Rete fottendosene della prerogativa democratica di 500 milioni di cittadini. La lotta al riscaldamento globale ristagna. I banchieri impoveriscono il mondo per dodicimila miliardi di dollari in 12 mesi truffando i cittadini, ma neppure uno di loro finisce in galera, anzi, molti incassano bonus milionari. Le donne dell’era web ridotte a pezzi di scottona sculettanti che hanno orgasmi negli spot con lo yogurt o strusciando un piano cucina, ridotte con l’ano zoomato in edicola o a essere viste ma non udite in Tv. Avete più visto una protesta nelle strade? E infine Haiti. Cosa abbiamo fatto noi eroi del web attivo, noi combattenti di tastiera per gli ultimi della terra? Vorrei che vi fosse un solo essere umano ad Haiti oggi, vivo o morto, che abbia lasciato scritto “dal 1995 le cose sono cambiate qui. Grazie ‘belle anime’ di Internet”. Nel 1994 il loro presidente democraticamente eletto, Jean Bertrand Aristide, fu rimesso da Clinton al suo posto dopo che la CIA nel 1991 aveva pensato bene di cacciarlo, dato che ahimè gli haitiani avevano avuto il coraggio di votare per il solito partito sbagliato (cioè quello che piaceva a loro e non a Washington). Ricordo bene da cronista che in occasione del golpe del ’91 un certo clamore di stampa si era fatto sentire. Dieci anni dopo, nel 2004, di nuovo Francia e USA decisero che Aristide non era accettabile, lo caricarono letteralmente impacchettato su un aereo diretto in centro Africa, e ripresero a succhiare il sangue alla popolazione stremata dai SAP del Fondo Monetario Internazionale. In un rapporto del Dipartimento di Stato americano di allora si leggeva che “il commercio per export e le politiche d’investimento che imponiamo, schiacceranno senza pietà i coltivatori di riso ad Haiti”. Ma nel 2004 avevamo la Rete, i mouse al plutonio, i missili web, i blog nucleari… esplodemmo due petardi. Mi fermo qui, ai piedi di quei 200.000 morti.
La conclusione che propongo è chiara. L’arrivo di Internet nelle trincee della lotta sociale non ha migliorato il mondo, né l’Italia, anzi. Questo perché, come ho già scritto, il suo scopo era e rimane quello di drogare milioni di persone comuni, e di far scadere i pochi attivisti in una patologia ossessiva da attivismo di tastiera che li rendesse del tutto inutili. Ci sono riusciti, il Potere ha di nuovo vinto. Siamo una manica di stronzi maniacali totalmente risucchiati da questo mostruoso videogioco globale, del tutto incapaci di fare quello che i nostri nonni o i nostri padri, ed esseri umani per millenni prima di loro, hanno saputo fare per cambiare il loro mondo. Ed è per questo che io ridicolizzo chi come Antonella Randazzo pretende sovvenzioni perché deve poter dedicare ancora più tempo a scaricare in questa casa di pazzoidi drogati ancora più informazioni. Ecco perché attacco Travaglio e i suoi partner dell’Industria della Denuncia e dell’Indignazione, che significa altre tonnellate di informazioni riversate in questa allucinante discarica del web per produrre solo il nulla. Mentre l’Italia marcisce e il mondo muore. Ecco infine perché dico da tanto tempo che ogni singolo cittadino occidentale sa da decenni e alla nausea cosa non va, la tragedia è che non sa più cosa farci.
E allora, cari colleghi di Paolo Barnard, tu Paolo Barnard e voi tutti popolo del web: il web è stato creato per toglierci definitivamente le palle, non ci serve a nulla nella guerra col nemico. Smettete di leggere e commentare ossessivamente, disintossicatevi, piantiamola di pubblicare a raffica (noi autori e voi siti), ritiriamoci nelle nostre case e chiediamoci fino a piangere: perché non so più cambiare il mio tempo? Perché il Potere mi ha fottuto, ancora una volta


tratto dal sito di Paolo Barnard

2 commenti:

Eskimo ha detto...

Ho letto questo lunghissimo post di tal Barnard che non conoscevo. Sono d'accordo con le sue conclusioni, che nono sono poi rivoluzionarie come si renderà conto lo stesso estensore del lunghissimo articolo. Più o meno mi pare che dica che il virtuale non serve a un cazzo, che indignarsi a mitraglia non serve a un cazzo, che stare troppo sul blog e in luoghi simili fa male e che sarebbe meglio farsi una scopata che una passata di commenti per il blog. Devo averlo detto pure io da qualche parte, forse pure meglio di Bernard, di certo con meno parole, solo che nessuno mi ha copincollato. Un caro saluto a te.

Fiore ha detto...

Ma se io ti cito sempre....... :-)