venerdì 14 settembre 2012

La scossa - 8



-episodi precedenti




Sembra capire la situazione, con passo deciso si avvia verso il taxi, paga e si riprende una ventiquattrore,
non un trolley ultimo modello, ma una strausata  Samsonite ,  molto shabby
Nel frattempo scendo dalla macchina, apro il portabagagli, prendo  la roba da conservare  nel freezer e nel frigo, e gliela porgo;
afferro una busta con il pane di paese buono buono e un cestino pieno di cibo già cucinato da mia madre, mi avvio verso il portone del palazzo e
apro con qualche difficoltà il portone, la cui chiave come al solito deve essere usata con “dolcezza”,
mentre lui sorride,  sarà che  ha notato le roselline dipinte nella chiave, passiamo nel cortile interno del palazzo, da cui si accede per entrare nel mio appartamento.
Mi sarebbe piaciuto ci fosse più luce e fosse già arrivata la primavera, avrebbe potuto  vedere le mie rose … ma è un pensiero fuggevole, che cosa potrebbe importargli  delle mie rose?
 Apro il portoncino di casa ed entriamo, accendo la luce e avverto un leggero teporino proveniente dal caminetto” che magicamente scoppietta quasi attendendo ospiti improvvisi,  faccio un gesto per fargli  poggiare tutto sul bancone a destra dell’entrata , che separa la zona relax dalla zona cucina e lo invito a togliersi le scarpe,
perché  a casa niente scarpe, magari qualche buco nel calzino  Prendo la roba più urgente e la sistemo nel  congelatore, mentre lui gira attorno al bancone e si avvicina nella mia zona.
Ho una distanza di sicurezza, con le persone di almeno un metro, quando qualcuno ne varca la soglia  m’infastidisce, mi toglie un po’ il respiro, sento il suo respiro, mi giro e …. Prendo una tovaglia dal cassetto e gliela metto fra le mani: “ apparecchi?” .
 Ride. Lo guardo,                                                                                         
Mi guardo :
Senza scarpe ma con ancora il giaccone, stessa cosa io..
Cerco di rilassarmi e rido,  mi riprendo la tovaglia e lo accompagno nella stanza degli ospiti dove può rinfrescarsi e poggiare la sua roba.           
 Avendo la famiglia lontana ho una zona dedicata alle persone che vengono a trovarmi, in maniera che possano mantenere  un po’ d’indipendenza: un’ampia camera da letto matrimoniale con un divano e un bagno personale.                                            
Mette la valigia su uno sgabello e si toglie il giaccone, sotto indossa una maglietta leggera di cotone nero che mette in evidenza un fisico molto più asciutto  dell’ultima volta che ci siamo visti, ho quasi un brivido …  la situazione mi mette un po’ a disagio.
Prima che il groppone alla gola mi assalga parlo :” vuoi vedere il resto della casa?” , parlo ma evidentemente non so cosa dico, parlo perché mi sembra che la vibrazione della voce riempia il vuoto tra me e  lui  aumentando la distanza; Antonio accenna di si, ma a quel punto sono indecisa  e mi prenderei a calci da sola, perché forse era meglio il silenzio : Se gli faccio vedere per prima la mia stanza magari pensa che è un invito ma l’altra stanza … è ancora più insidiosa … devo prendere una decisione veloce : apro la porta della mia stanza da letto , completamente diversa dal resto della casa che segue la mia passione per lo shabby  e le roselline, qui regna lo zen assoluto :pavimento di legno scuro, un letto centrale poverissimo stile tatami e una vasca in pietra, seguo il suo sguardo mentre osserva l’ambiente e rivolgendosi verso me  :” c’era da aspettarselo ….”.
Socchiudo velocemente la porta impedendogli di fare altre osservazioni o ancora peggio di entrare  e lo dirigo  verso la porta   alla fine del corridoio,  apro e ci troviamo in quella che io chiamo sala giochi! Il pavimento di legno la fa assomigliare ad una palestra, a destra una porta scorrevole stile giapponese con pannelli in i carta di riso, nasconde alla vista la mia attrezzatura varia : dalla macchina da cucire al trapano, alla sinistra un’altra nasconde la libreria e in fondo la collezione di spade  bastoni e …. Altri strumenti!
Mi giro e …. Sento il suo sguardo che cerca il mio, mentre si avvicina azzerando qualsiasi distanza tra noi, ma..
Ma mentre le nostre labbra e i nostri corpi stanno per toccarsi, una scossa quasi elettrica ci allontana facendoci perdere l’equilibrio e portandoci  tutti e due a terra e in ginocchio.
Mi sento chiedere .” hai la “veste”?”.
Già dal nostro primo incontro, l’avevo tolta dal nascondiglio e messa in un luogo di facile accesso per me, anche se ero stata avvisata che la probabilità che potessi averne bisogno sarebbe stata bassissima, i nostri precedenti incontri mi avevano in qualche modo allertata, rispondo “Si”
E lui :” allora è venuto per noi due il momento di usarla!”
Questo significava che entrambi avevamo frequentato la stessa scuola, anche se io essendo femmina quella della mano destra , lui essendo maschio quella della mano sinistra, significava anche che avevamo alle spalle quattordici anni di purificazione,senza rapporti sessuali  ,che praticavamo ambedue il giornaliero allenamento nell’arte della Guerra d’Amore, che seguivamo le stesse regole dell’Ordine Segreto a cui evidentemente appartenevamo.
Tale Ordine manteneva una severa divisione fra sessi, in maniera tale che se al di fuori dell’Ordine due persone di sesso diverso si sarebbero incontrate, cosa alquanto difficile, visto il numero ristretto degli adepti in tutto il mondo, si sarebbero dovuti riconoscere per alcuni segnali, tra cui la forte scossa.

2 commenti:

redisaturno ha detto...

Seguo questa storia dall'inizio, ma l'ultima parte è sconcertante.

:)

redisaturno ha detto...

Le spiegazioni posso essere tante, una cosa è certa però, c'è un inizio è c'è una fine, l'importante è vivere intensamente nel mezzo.

:)