-episodi precedenti
Senza mutande 1
senza mutande 2
senza mutande 3
la panchina, questa volta le mutande le ho 4
Sara e Antonio (le mutande ci sono anche questa volta) 5
Sara e Antonio, le confessioni 6
Sembra capire la situazione, con passo deciso si avvia verso
il taxi, paga e si riprende una ventiquattrore,
non un trolley ultimo modello, ma una strausata Samsonite ,
molto shabby
Nel frattempo scendo dalla macchina, apro il portabagagli,
prendo la roba da conservare nel freezer e nel frigo, e gliela porgo;
afferro una busta con il pane di paese buono buono e un
cestino pieno di cibo già cucinato da mia madre, mi avvio verso il portone del
palazzo e
apro con qualche difficoltà il portone, la cui chiave come
al solito deve essere usata con “dolcezza”,
mentre lui sorride,
sarà che ha notato le roselline
dipinte nella chiave, passiamo nel cortile interno del palazzo, da cui si
accede per entrare nel mio appartamento.
Mi sarebbe piaciuto ci fosse più luce e fosse già arrivata
la primavera, avrebbe potuto vedere le
mie rose … ma è un pensiero fuggevole, che cosa potrebbe importargli delle mie rose?
Apro il portoncino di
casa ed entriamo, accendo la luce e avverto un leggero teporino proveniente dal
caminetto” che magicamente scoppietta quasi attendendo ospiti improvvisi, faccio un gesto per fargli poggiare tutto sul bancone a destra
dell’entrata , che separa la zona relax dalla zona cucina e lo invito a
togliersi le scarpe,
perché a casa niente
scarpe, magari qualche buco nel calzino Prendo la roba più urgente e la sistemo
nel congelatore, mentre lui gira attorno
al bancone e si avvicina nella mia zona.
Ho una distanza di sicurezza, con le persone di almeno un
metro, quando qualcuno ne varca la soglia m’infastidisce, mi toglie un po’ il respiro,
sento il suo respiro, mi giro e …. Prendo una tovaglia dal cassetto e gliela
metto fra le mani: “ apparecchi?” .
Ride. Lo guardo,
Mi guardo :
Senza scarpe ma con ancora il giaccone, stessa cosa io..
Cerco di rilassarmi e rido, mi riprendo la tovaglia e lo accompagno nella
stanza degli ospiti dove può rinfrescarsi e poggiare la sua roba.
Avendo la famiglia
lontana ho una zona dedicata alle persone che vengono a trovarmi, in maniera
che possano mantenere un po’
d’indipendenza: un’ampia camera da letto matrimoniale con un divano e un bagno
personale.
Mette la valigia su uno sgabello e si toglie il giaccone,
sotto indossa una maglietta leggera di cotone nero che mette in evidenza un
fisico molto più asciutto dell’ultima
volta che ci siamo visti, ho quasi un brivido … la situazione mi mette un po’ a disagio.
Prima che il groppone alla gola mi assalga parlo :” vuoi
vedere il resto della casa?” , parlo ma evidentemente non so cosa dico, parlo
perché mi sembra che la vibrazione della voce riempia il vuoto tra me e lui aumentando la distanza; Antonio accenna di si,
ma a quel punto sono indecisa e mi
prenderei a calci da sola, perché forse era meglio il silenzio : Se gli faccio
vedere per prima la mia stanza magari pensa che è un invito ma l’altra stanza …
è ancora più insidiosa … devo prendere una decisione veloce : apro la porta
della mia stanza da letto , completamente diversa dal resto della casa che
segue la mia passione per lo shabby e le
roselline, qui regna lo zen assoluto :pavimento di legno scuro, un letto
centrale poverissimo stile tatami e una vasca in pietra, seguo il suo sguardo
mentre osserva l’ambiente e rivolgendosi verso me :” c’era da aspettarselo ….”.
Socchiudo velocemente la porta impedendogli di fare altre
osservazioni o ancora peggio di entrare e
lo dirigo verso la porta alla fine del corridoio, apro e ci troviamo in quella che io chiamo
sala giochi! Il pavimento di legno la fa assomigliare ad una palestra, a destra
una porta scorrevole stile giapponese con pannelli in i carta di riso, nasconde
alla vista la mia attrezzatura varia : dalla macchina da cucire al trapano,
alla sinistra un’altra nasconde la libreria e in fondo la collezione di
spade bastoni e …. Altri strumenti!
Mi giro e …. Sento il suo sguardo che cerca il mio, mentre
si avvicina azzerando qualsiasi distanza tra noi, ma..
Ma mentre le nostre labbra e i nostri corpi stanno per
toccarsi, una scossa quasi elettrica ci allontana facendoci perdere l’equilibrio
e portandoci tutti e due a terra e in
ginocchio.
Mi sento chiedere .” hai la “veste”?”.
Già dal nostro primo incontro, l’avevo tolta dal
nascondiglio e messa in un luogo di facile accesso per me, anche se ero stata
avvisata che la probabilità che potessi averne bisogno sarebbe stata
bassissima, i nostri precedenti incontri mi avevano in qualche modo allertata,
rispondo “Si”
E lui :” allora è venuto per noi due il momento di usarla!”
Questo significava che entrambi avevamo frequentato la
stessa scuola, anche se io essendo femmina quella della mano destra , lui
essendo maschio quella della mano sinistra, significava anche che avevamo alle
spalle quattordici anni di purificazione,senza rapporti sessuali ,che praticavamo ambedue il giornaliero
allenamento nell’arte della Guerra d’Amore, che seguivamo le stesse regole
dell’Ordine Segreto a cui evidentemente appartenevamo.
Tale Ordine manteneva una severa divisione fra sessi, in
maniera tale che se al di fuori dell’Ordine due persone di sesso diverso si sarebbero
incontrate, cosa alquanto difficile, visto il numero ristretto degli adepti in
tutto il mondo, si sarebbero dovuti riconoscere per alcuni segnali, tra cui la
forte scossa.
2 commenti:
Seguo questa storia dall'inizio, ma l'ultima parte è sconcertante.
:)
Le spiegazioni posso essere tante, una cosa è certa però, c'è un inizio è c'è una fine, l'importante è vivere intensamente nel mezzo.
:)
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